Fertilità: come difendersi dai “killer invisibili”
Fertilità: come difendersi dai “killer invisibili”
La questione della fertilità andrebbe analizzata all’interno del contesto socio-economico di un paese perché gli elementi culturali influiscono sull’età del concepimento, posticipando nel tempo l’idea di avere dei figli. Questa situazione di contorno determina di fatto l’allontanamento dal periodo di maggior fertilità che è biologicamente collegato all’età anagrafica.
Questo tema è attualmente al centro dell’attenzione del Ministero della Salute italiano poiché il tasso di fecondità del 2013 si è ridotto a 1,39 figli per donna (in una fascia di età considerata per convenzione fra i 15 e i 49 anni). La situazione di contrazione demografica riguarda tutti i paesi europei anche se il nostro dato ci pone ai livelli più bassi della UE. L’infertilità è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dall’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti. Anche senza parlare di infertilità vera e propria, le coppie con difficoltà a procreare per vie naturali sono raddoppiate negli ultimi 20 anni (1 su 5 circa) e l’età media al concepimento è cresciuta di circa 10 anni.
E’ importante richiamare il fatto che questa difficoltà riguarda in egual misura sia la donna che l’uomo anche se con problematiche diverse.
La funzione riproduttiva è particolarmente sensibile ad interferenze esterne e va pertanto difesa dalle malattie, dalle infezioni a trasmissione sessuale, dagli inquinanti ambientali e dagli scorretti stili di vita. Questa attenzione la si deve attuare anche nei confronti dei nascituri perché i loro apparati si sviluppano proprio durante la vita intrauterina e pertanto risultano molto vulnerabili dall’aggressione dei fattori indicati; gli stessi che alla madre non danno sintomi ma che in realtà sono molto pericolosi per il feto e vengono perciò detti “killer invisibili”.
Risulta pertanto appropriato affermare che la salute riproduttiva va tutelata e protetta a partire dalle fasi di crescita nel grembo materno.
La prevenzione dell’infertilità – secondo il Piano Nazionale del Ministero della Salute – passa attraverso l’identificazione precoce e la cura di patologie quali ad esempio per la donna l’endometriosi, la sindrome dell’ ovaio policistico e per il maschio tutte quelle problematiche che influiscono sulla produzione di sperma, nonché per entrambi, la protezione da malattie a trasmissione sessuale.
Una parte importante di prevenzione si gioca sui fattori che ogni individuo può modificare: uno stile di vita sano e un’alimentazione corretta.
Evitare fumo ed alcol, fare attività fisica, nutrirsi in modo appropriato e bilanciato rispetto ai propri fabbisogni, sono comportamenti virtuosi e protettivi non solo per una coppia che decide di avere dei figli ma anche da attuare e trasmettere ai bambini per ridurre il rischio di infertilità nella loro vita adulta.
L’alimentazione equilibrata che sta ottenendo il maggior numero di consensi è quella mediterranea, declinata in diversi modi ma che in comune ha la presenza basilare di frutta e verdura, legumi e cereali integrali, semi e frutti oleaginosi e una presenza calibrata di proteine animali la cui fonte prevalente dovrebbe derivare dal pesce e prodotti ittici. Una dieta di questo tipo risulta essere naturalmente ricca in antiossidanti e in vitamina D, le cui carenze si associano in particolare a difficoltà riproduttive.
FATTORI CHE INFLUENZANO LA FERTILITA’/INFERTILITA’:
Bibliografia
(1) Ministero della Salute. Piano Nazionale per la Fertilità. “Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro”. Maggio 2015.
(2) (2) Sharpe R.M., Franks S. Environment, lifestyle and infertility – an inter-generational issue. Nature Cell Biology & Nature Medicine.
Articolo a cura di:
Dr. Francesco Bonucci – Biologo Nutrizionista
I consigli alimentari presenti nell’articolo non sono da intendersi sostitutivi di un piano alimentare personalizzato e sono da adattare ai casi specifici.
- Il 9 Dicembre 2016
2 Comments