La rivincita dei grassi
La rivincita dei grassi
Già dagli anni 60, i grassi, il colesterolo da un lato e lo zucchero (saccarosio) dall’altro, sono stati messi sotto osservazione quali cause di rischio per la salute dal punto di vista cardiovascolare (1). Sempre in quegli anni risulta che la Fondazione per la Ricerca sullo Zucchero (Sugar Research Foundation) statunitense abbia pagato ricercatori, apparentemente indipendenti, per rivolgere l’oggetto dei loro studi principalmente sui grassi e colesterolo, distogliendo il focus sul possibile ruolo dello zucchero nel rischio cardiovascolare (2).
L’esclusione di questo importante attore ha fatto si che, a livello governativo e di organizzazioni impegnate a stilare linee guida alimentari, si iniziasse a parlare di diete “low-fat/high carboydrate” identificando il termine dietetico con cibi a un basso contenuto di grassi e alta presenza di carboidrati.
Nonostante questo tipo di impostazione dietetica, nei successivi 40 anni si assistette negli USA ad un incremento di prevalenza di obesità e di diabete (diabesità) anche attuando una riduzione del 25% dei grassi dalla dieta. Questi dati supportati da evidenze accumulate sul ruolo dei carboidrati raffinati e degli zuccheri nella sindrome metabolica, diabesità e rischio cardiovascolare, portarono a linee guida 2005 con un ridimensionamento della presenza di tali gruppi di alimenti.
Arrivando ai giorni nostri, si assiste a un ulteriore importante cambiamento con le ultime U.S. Dietary Guidelines (USDG) del 2015 (3) che suggeriscono di alzare il limite della percentuale dei grassi nell’alimentazione fino al 35% ed escludono le fonti alimentari di colesterolo tra gli nutrienti di cui fare attenzione. Viene inoltre chiaramente indicato che, per la riduzione del rischio cardiovascolare, non è opportuno ridurre i grassi a favore dei carboidrati, quanto scegliere i lipidi riducendo la componente dei saturi a favore di quelli mono e polinsaturi.
L’idea di dieta salutare, sempre secondo USDG, si basa quindi su cibi sani e poco lavorati e che includano una maggior quota di verdure e ortaggi, di frutta, di cereali integrali, di legumi, di prodotti della pesca e latte e derivati mentre si consiglia di ridurre la carne rossa e lavorata, zucchero, cibi zuccherati e cereali raffinati.
Questo si avvicina sempre più al modello di dieta mediterranea che può essere declinato in diversi modi, seguendo le preferenze e le tipicità dei luoghi di appartenenza.
Pertanto i messaggi da portare a casa sono:
- prodotto senza grasso o low-fat non significa più salutare, anzi
- non evitiamo i grassi ma scegliamoli in base alle loro caratteristiche
- guardiamo i tipi di grassi in etichetta facendo attenzione a quelli saturi
- compriamo prodotti freschi e sottoposti a minime lavorazioni
- evitare cereali raffinati o diventati “integrali” in seguito ad aggiunte successive di fibra
- evitare gli zuccheri e cibi ai quali vengono aggiunti
- non utilizzare integratori senza un’attenta valutazione del loro effettivo bisogno*
*In particolare anche gli integratori di acidi grassi devono essere scelti con cura e in base alle reali necessità individuali. Le diverse tipologie di acidi grassi, tra cui gli Omega 3, 6 o 9 sono presenti nelle membrane cellulari in proporzioni diverse e la loro presenza in eccesso o in difetto può essere utile mezzo per orientarne la supplementazione.
Bibliografia
(1) WHO Cardiovascular diseases (CVDs) Fact sheet. Reviewed September 2016
(2) Kearns C. E. et al. Sugar Industry and Coronary Heart Disease Research. A Historical Analysis of Internal Industry Documents. JAMA Internal Medicine. Published online September 12, 2016. doi:10.1001/jamainternmed.2016.5394
(3) US Department of Health and Human Services; US Department of Agriculture. 2015-2020 Dietary Guidelines for Americans. 8th ed. Washington, DC: US Dept of Health and Human Services; December 2015. http://www.health.gov/DietaryGuidelines
Articolo a cura di:
Dr. Francesco Bonucci – Biologo Nutrizionista
I consigli alimentari presenti nell’articolo non sono da intendersi sostitutivi di un piano alimentare personalizzato e sono da adattare ai casi specifici.
- Il 10 Ottobre 2016
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