LA SALUTE DEL CUORE INIZIA A TAVOLA
Benessere cardiovascolare a partire dall’alimentazione
Uno dei più importanti progetti scientifici mondiali, in corso ormai da 30 anni, sta cercando di rispondere a due domande esistenziali: come viviamo? e come moriremo?
Il Global Burden of Disease Study (GBD – traducibile dall’inglese come “lo studio del fardello che le malattie rappresentano a livello globale” – [1]) venne iniziato nel 1990 con lo scopo di riunire le informazioni provenienti da tutti i Paesi del mondo su tassi di mortalità e fattori di rischio, misurando allo stesso tempo la diminuzione della qualità e aspettativa di vita dovuta alle malattie più diffuse.
L’enorme mole di dati ottenuta per tre decenni ha permesso di evidenziare:
- il progressivo aumento di patologie cronico-degenerative e una diminuzione delle malattie infettive;
- un generale allungamento della vita caratterizzato, però, da una maggiore disabilità dovuta alle suddette malattie;
- che per il 2030 si prevede un forte aumento dell’incidenza di patologie psichiatriche, come, ad esempio, disturbo bipolare e depressione.
Le ultime edizioni del GBD hanno definito che le patologie cardiovascolari ischemiche (coronaropatie, infarto, angina) sono le principali cause di mortalità nel mondo. Oltre ad essere responsabili del 16% delle morti nel 2017 (quindi 1 morte su 6 su scala mondiale per un totale di 8,9 milioni di decessi), il numero di anni di vita vissuti in condizione di disabilità è in aumento [2].
Quindi si vive più a lungo ma in condizioni di salute peggiori.
I principali fattori di rischio
Il GBD ha permesso di stabilire numerose correlazioni di causa-effetto fra incidenza di malattie croniche (cardiovascolari, autoimmunitarie, respiratorie…) e fattori relazionabili con lo stile di vita.
Per quanto riguarda le patologie cardiovascolari ischemiche, i ricercatori, autori dello studio pubblicato sullo European Heart Journal – Quality of Care and Clinical Outcomes [3], hanno definito i tre principali fattori di rischio, andando a “pesare” il loro contributo sulla mortalità a livello mondiale.
Nel dettaglio, un’alimentazione scorretta incide per un 69,2% delle morti dovute a malattia cardiaca, seguita da pressione alta (54,4%) e, al terzo posto, da un elevato colesterolo LDL (41,9%).
Vale la pena sottolineare che l’iperglicemia e l’elevato indice di massa corporea stanno acquisendo sempre maggior “peso” sulla mortalità mondiale, tanto da essere definiti “fattori di rischio emergenti”, in linea con il carattere emergente dell’epidemia di obesità e delle nuove malattie metaboliche nel mondo.
L’impatto di una dieta abituale sbagliata
In questo articolo vengono dettagliate quali abitudini alimentari possono contribuire alla definizione del fattore di rischio alimentare. Per ogni abitudine vengono definiti i valori di consumo giornaliero che, al contrario, permetterebbero di minimizzare il rischio.
Nella tabella seguente sono riportati i dati relativi al fattore di rischio alimentare per le patologie cardiache, definito grazie ai dati del GBD [3], con le linee guida per il 2021 dettate dalla Società Europa di Cardiologia [4].
Linee guida della Società Europea di Cardiologia | FATTORE DI RISCHIO ALIMENTARE | CONSUMO GIORNALIERO PER MINIMIZZARE IL RISCHIO |
“Adottare una dieta maggiormente basata su fonti vegetali e meno su fonti animali” | scarso consumo di frutta | 200–300 g |
scarso consumo di verdura | 290–430 g | |
scarso consumo di cereali integrali | 100–150 g | |
scarso consumo di frutta secca | 16–25 g (non salata) | |
scarso consumo di fibre | 19–28 g | |
scarso consumo di legumi | 50–70 g | |
“Gli acidi grassi saturi devono rappresentare un massimo del 10% dell’apporto energetico totale e devono essere sostituiti da PUFA e MUFA” | scarso consumo di omega-3 (EPA e DHA) da pesce | 200–300 mg |
scarso consumo di grassi polinsaturi (PUFA) | 9–13%
dell’apporto energetico giornaliero |
|
“Il consumo di carne rossa deve essere ridotto, il consumo di carne processata deve essere ridotto al minimo” | elevato consumo carne processata | 0–4 g |
“Le bevande zuccherate sono da evitare” | elevato consumo bevande zuccherate | 0–5 g |
“Il consumo di grassi trans deve essere ridotto al minimo, specialmente da alimenti processati” | elevato consumo di grassi trans | 0–1%
dell’apporto energetico giornaliero |
“Il consumo di sale deve essere ridotto”
|
elevato consumo di sodio
|
1–5 g
|
Dieta sana, minore incidenza cardio
Secondo i dati raccolti dal Global Burden of Disease del 2017, il 69,2% delle morti per patologie cardiache si potrebbero evitare se si adottasse una dieta sana.
Il fortissimo peso che l’alimentazione ha sulla salute cardiovascolare non deve stupirci: infatti, le abitudini alimentari determinano a loro volta il peso che altri fattori di rischio (come dislipidemia, pressione arteriale, indice di massa corporea e iperglicemia) hanno sul benessere dell’individuo.
Apportare sostanziali ma, tutto sommato, realizzabili modifiche alla propria dieta abituale, migliorerebbe la qualità e l’aspettativa di vita della persona, creando un positivo effetto a cascata su tutti gli altri fattori di rischio.
[1] https://www.thelancet.com/gbd
[2] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/the-top-10-causes-of-death; http://www.healthdata.org/results/gbd_summaries/2019
[3] Haijiang Dai et al. (2020) Global, regional, and national burden of ischaemic heart disease and its attributable risk factors, 1990–2017: results from the Global Burden of Disease Study 2017, European Heart Journal – Quality of Care and Clinical Outcomes, https://doi.org/10.1093/ehjqcco/qcaa076
[4] 2021 ESC Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice European Heart Journal, Volume 42, Issue 34, 7 September 2021, Pages 3227–3337. https://doi.org/10.1093/eurheartj/ehab484
Le informazioni riportate non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto tra professionista della salute e paziente. I consigli alimentari presenti nell’articolo non sono da intendersi sostitutivi di un piano alimentare personalizzato e sono da adattare ai casi specifici.
- Il 15 Ottobre 2021