Lipidomica e Obesità
Al recente congresso europeo sull’obesità (ECO2015), svoltosi a Praga il 6-9 Maggio 2015, è stato confermato il dato dell’OMS sulle proiezioni dell’obesità che vedranno nel 2030 più della metà degli adulti al di sopra dei limiti di peso. L’obesità rappresenta infatti la maggior sfida sanitaria del 21° secolo, soprattutto in Europa.
Essa infatti si presenta con varie comorbilità nonché problematiche psicologiche, inoltre innalza il rischio di contrarre malattie croniche non trasmissibili quali affezioni cardiovascolari, tumori e diabete. Questa situazione che affligge anche la popolazione pediatrica si proietta sui dati relativi all’aspettativa di vita che, per la prima volta, indicano la probabilità che gli adolescenti attuali vivranno meno a lungo dei propri genitori per le conseguenze del diabete o di patologie cardiovascolari.
Nel 2050 si prevede infatti che la vita media diminuirà di 5 anni. In Italia, i dati del Ministero della Salute sui bambini della scuola primaria evidenziano che i bambini in sovrappeso sono il 21% e i bambini obesi sono circa il 10%, compresi i bambini severamente obesi che da soli sono il 2,2%.
Si registrano prevalenze più alte nelle regioni del sud e del centro (Okkio alla Salute, dati 2014).
L’era industriale è sempre più caratterizzata da diete e stili di vita scorretti, riconosciuti come la causa primaria di obesità che predispone alle patologie indicate sopra, soprattutto metaboliche come il diabete (rassegna in “Membrane lipidomics for personalized health”, Wiley Press, in stampa a luglio 2015).
“Diabesità” è un termine coniato recentemente per mettere in evidenza la stretta associazione tra obesità e diabete. (1)
E’ ormai certo che gli approcci terapeutici basati sulla dieta apportano indiscutibili benefici (2)
La somministrazione di oleato aumenta nel tessuto adiposo la sensibilità all’insulina nell’infiammazione cronica indotta dall’obesità, che è causa di alterazioni della cascata di segnalazione di questo ormone (3).
Le indicazioni ottenute finora convergono verso un effetto anti-infiammatorio degli omega-3, laddove l’infiammazione è una delle costanti nella condizione di obesità.
E’ riportato che la supplementazione di n3-PUFA migliora le condizioni del paziente in patologie metaboliche e cardiovascolari senza interferire con le comuni terapie, ma spesso funzionando in sinergia con esse (4).
Infine, gli effetti protettivi degli omega-3-PUFA sono ben documentati non solo nell’ inibizione degli eicosanoidi, ma anche per la formazione di nuovi biomediatori lipidici (resolvine e protectine) (5).
Cambiamenti nel profilo lipidico delle LDL nei sovrappeso per supplementazione di n-3
Padro e coll. riportano che l’assunzione giornaliera di latte arricchito in n-3 induce cambiamenti nel profilo lipidomico delle LDL che suggeriscono una sensibile riduzione di effetti infiammatori e aterogenici (J Lipid Res. 56(5):1043-56, 2015).
Applicazione delle “omiche” combinate per accelerare la ricerca sulla “diabesità”
L’integrazione tra le varie “omiche” (metabolomica, lipidomica, proteomica, ecc.) potrebbe offrire un notevole contributo al raggiungimento di importanti obiettivi come chiarire le basi metaboliche dell’obesità che portano al diabete, e le differenze tra gli obesi che sviluppano il diabete, e quelli che non si ammalano (Ann N Y Acad Sci. 1287:1-16, 2013).
Bibliografia
(1) Ann N Y Acad Sci. 1287:1-16, 2013)
(2) Am J Physiol Heart Circ Physiol.;308(4):H269-80, 2015
(3) 1;290(18):11663-77, 2015
(4) docr Metab Immune Disord Drug Targets. 1;11(3):232-46, 2011
(5) FASEB J. 23(6):1946-57, 2009
Articolo a cura di:
Dr. Francesco Bonucci – Biologo Nutrizionista
Prof.ssa Maria Rosaria Faraone Mennella – Professore di Chimica Biologica Univ. Federico II di Napoli
- Il 17 Giugno 2015